L’altro giorno ci siamo imbattute in un passo di Elena Bernabè, scrittrice e psicologa e ci è sembrato perfetto per il tema di questo articolo.. è il dialogo di una nonna e di una nipote:
“Nonna, come si affronta il dolore?”
“Con le mani, tesoro. Se lo fai con la mente il dolore invece di
ammorbidirsi, s’indurisce ancora di più.”
“Con le mani nonna?”
“Si. Le nostre mani sono le antenne della nostra anima. Se le fai muovere
cucendo, cucinando, dipingendo, suonando o sprofondandole nella terra invii
segnali di cura alla parte più profonda di te. E la tua anima si rasserena
perché le stai dando attenzione. Così non ha più bisogno di inviarti dolore per
farsi notare.”
“Davvero le mani sono così importanti?”
“Si, bambina mia. Pensa ai neonati: loro iniziano a conoscere il mondo
grazie al tocco delle loro manine. Se guardi le mani dei vecchi ti parlano
della loro vita più di qualsiasi altra parte del corpo. Tutto ciò che è fatto a
mano si dice che è fatto con il cuore. Perché è davvero così: mani e cuore sono
connessi. I massaggiatori lo sanno bene: quando toccano il corpo di un’altra
persona con le loro mani creano una connessione profonda. E’ proprio da questa
connessione che arriva la guarigione. Pensa agli innamorati: quando le loro
mani si sfiorano fanno l’amore nel modo più sublime.”
“Le mie mani nonna… da quanto tempo non le uso così!”
“Muovile tesoro mio, inizia a creare con loro e tutto dentro di te si
muoverà. Il dolore non passerà. M si trasformerà nel più bel capolavoro. E non
farà più male. Perché sarai riuscita a ricamarne l’essenza.”
Quante volte nella nostra vita abbiamo attraversato un momento difficile, doloroso, ci siamo sentiti depressi, senza voglia di reagire. Oppure abbiamo smesso di credere in noi, nelle nostre possibilità.. la nostra riserva di autostima si è esaurita e l’energia e concentrazione ci hanno abbandonato..
Complici di queste situazioni, sempre più frequenti anche tra i giovani, ci sono i ritmi di vita frenetici e le richieste pressanti a cui siamo sottoposti: la parola chiave è efficienza, velocità, perfezione.
Ovviamente alcune situazioni necessitano di un intervento medico e terapeutico, ma nella maggior parte dei casi, per aiutarsi in periodi di fatica e tristezza, oltre a un regime di vita sano, dare spazio alla propria manualità può essere una forma di auto-aiuto.
Attraverso il “fare creativo”, ci lasciamo ispirare e provare, creiamo oggetti che esprimono le nostre emozioni, i nostri pensieri e la nostra unicità. Le attività creative in generale, sono importanti per la salute mentale: dare spazio alla nostra innata capacità creativa, può diventare terapeutico per noi e per chi ci sta intorno.
Quando la creatività incontra la manualità, nasce qualcosa (un oggetto, un quadro, un vaso, un libro, un vestito, una creazione all’uncinetto, un piatto, una forma di pane, una torta ecc.. ) che esprime una parte di noi, del nostro essere, della nostra vita, delle nostre emozioni.
Essere creativi esprime un modo diverso di pensare: la mente creativa apre la strada a nuovi modi di fare le cose, guarda le sfide da prospettive diverse, aiuta a vedere la realtà sotto luci inedite.
Esercitare un’attività manuale diventa allora un’esperienza importante e energizzante nella vita delle persone: creare con le proprie mani, vedere il proprio prodotto finito, fa sentire più forti, aumenta la resilienza e la fiducia in noi stessi.
C’è anche a chi ama aggiustare, riciclare, riutilizzare.. Nella cultura giapponese, esiste un’arte chiamata Kintsugi: quando si rompe un vaso o un piatto di ceramica, quest’arte giapponese prescrive l’uso di un metallo prezioso, che può essere oro o argento liquido o lacca con polvere d’oro, per riunire i pezzi rotti, esaltando le nuove nervature create. La tecnica consiste nel riunirne i frammenti dandogli un aspetto nuovo attraverso le cicatrici impreziosite.
Pensiamo che valore avrebbe se facessimo così anche con le fatiche, i dolori, i fallimenti della nostra vita, se li considerassimo come preziosi e vedessimo il nostro presente come l’insieme di tanti pezzi tenuti insieme da un materiale pregiato come l’oro a costituire una creazione (noi stessi) sempre rinnovata e unica, nonostante tutto.
Creando e aggiustando le cose, stiamo potenzialmente creando e aggiustando noi stessi (Davinson &Tahsin, 2019).
Praticare un’ attività manuale, quando ci lasciamo assorbire totalmente, ci conduce in uno stato di meditazione, di tranquillità, che si chiama STATO DI FLUSSO.
Chi pratica qualcosa che ama e che lo impegna facendolo sentire soddisfatto, prova la sensazione di essere in un mondo parallelo, si estrania dal resto, come se fosse ipnotizzato.
Questa sensazione può essere paragonata alla felicità? Che cos’è la felicità?
Secondo la Psicologia Positiva (Csikszentmihalyi te al.) la felicità non è provocata da eventi esterni ma da come li interpretiamo.
Come la felicità, lo stato di flusso è inafferrabile e dipende da come percepiamo l’esperienza che stiamo facendo. Tutti possiamo raggiungere questo stato di flusso e quindi di felicità, intraprendendo qualcosa che ci piace e ci appaga, come l’attività manuale a cui ci dedichiamo nel tempo libero.
Lo stato di flusso è allora caratterizzato da profonda concentrazione e senso di appagamento dato dal semplice fatto di eseguire l’attività e non solo dal risultato. Questo stato è simile a quello in cui si immergono i bambini quando svolgono un gioco che piace e che li coinvolge totalmente…
La meravigliosa sensazione di perdersi in un qualcosa di unico per noi.
La Psicologia Positiva sottolinea proprio come perdersi in un’attività piacevole, che sia anche solo una passeggiata solitaria, meditare quotidianamente, ma anche, perché no, fare le pulizie di casa, riordinare qualcosa, o svolgere un lavoro che ci assorbe, può aiutare la nostra mente a separare e allontanare le preoccupazioni e i conflitti interiori, spostando i nostri pensieri in un luogo libero e che ci aiuta a ricaricare le batterie dell’anima.
Cosa accade nel nostro cervello quando entriamo nello stato di flusso? Rilasciamo in quantità maggiore, una sostanza chiamata dopamina, responsabile della trasmissione dei segnali tra le cellule. La dopamina influisce sulla soddisfazione personale, regola l’umore e aiuta sonno e concentrazione e ha una influenza che permane anche dopo aver terminato l’attività in cui eravamo impegnati.
Chi pratica regolarmente un’attività manuale presenta maggiore capacità di concentrazione, autostima e rendimento nei diversi ambiti di vita. Questo stato di benessere e di consapevolezza delle proprie capacità porta le persone a spingersi sempre oltre, a provare nuove attività, a porsi nuovi obiettivi e sfide, a vedere il mondo meno minaccioso e se stessi più pronti ad affrontarlo.
Se penso alla mia esperienza, praticare attività manuali con regolarità, mi ha aiutata ad essere più flessibile, ad avere più elasticità mentale, mi ha stimolato ad ingegnarmi e a trovare strategie e soluzioni, ed è strumento per gestire meglio la fatica e i cambiamenti.
Creare oggetti con le mie mani mi fa stare meglio.
Per chi ha un hobby manuale, di solito poter dedicare del tempo al proprio passatempo è associato a momenti di pace e calma.
Inoltre le esperienze di altre donne creative, mi porta a condividere che praticare un’attività manuale spesso aiuta a gestire meglio periodi difficili, perfino lutti gravi, e a affrontare i problemi con più lucidità.
In alcuni casi aggiunge un senso alla nostra vita, uno scopo, fosse anche solo la sfida e il desiderio di diventare più brave in ciò che si fa: creare è una metafora, per certi versi della vita.
Questo periodo di quarantena forzata può essere un momento unico per chiederci cosa sia davvero importante e essenziale per noi, per tornare alla semplicità delle cose, per tornare al fare e creare con le proprie mani, dare forma alle proprie idee. Può diventare un’occasione per condurre una vita più autentica e per dedicarci a qualcosa che ci appassioni e che magari abbiamo rimandato per tanto tempo… ora tocca a te!